Cappella dell’Ospedale S.Martino Belluno

“La religione cristiana ha deciso di abbandonare i fasti delle cattedrali in nome di una sincerità e di una povertà evangeliche” (R. Tagliaferri).L’architettura dei luoghi sacri del post-concilio da parte sua si è emancipata laicamente verso prospettive meramente funzionali, a volte proponendo soluzione estreme di spazi versatili o polivalenti del tipo: sala riunioni-chiesa-museo, che confondono funzionalismo-liturgico con funzionalismo-materialista nel nome della “modernizzazione”, di un uomo religioso più ingaggiato con le vicende degli uomini. Affrontare il tema dell’architettura di una chiesa o di una cappella o di un cimitero solamente considerando la funzionalità liturgica risulta forviante tanto quanto concentrare l’impegno progettuale solo nell’immagine del rapporto con il trascendente e la sua simbolizzazione. Il progetto per la cappella dell’Ospedale si colloca in una posizione di equilibrio rispetto a queste due tesi opposte considerando fondamentali le questioni legate al rapporto edificio-azione liturgica ( percorso liturgico laterale, decentramento della custodia eucaristica, avanzamento dell’ambone ecc.) altrettanto quanto le tematiche della simbolizzazione spaziale (prima tra tutte la luce nello spazio architettonico poi la proiezione verticale dell’aula, la soglia, l’alterità dello spazio d’ingresso, la centralità dell’altare ecc.).

Lo spazio della cappella occupa l’area d’intervento nella sua interezza ma all’interno di essa si distinguono per forma e dimensione le diverse aree del programma funzionale.

L’aula liturgica che si proietta verso il cielo è spostata nel mezzo del lotto per non interessare la struttura del corridoio di servizio ma sorgere indipendente al centro del terrapieno. All’apice dell’aula un lucernario che asseconda il percorso iniziatico e sottolinea la geometria e la direzione dell’azione liturgica, illumina l’altare.

L’identità dell’area presbiteriale all’interno dell’aula è messa in evidenza da alcuni tagli di luce su due lati della grande copertura, aperti sopra gli assi geometrici dell’altare, polo della comunità e “centro dell’azione di grazie, che si compie nell’eucaristia”( PNMR 259, BODCA 155 ). Come nelle chiese romaniche, questi tagli accentuano il gioco iniziatico della luce, poiché la luce costituisce uno degli elementi simbolici strutturali che fanno di un edificio un luogo sacro, non la luce uniforme e compatta di Mies ma quella efficaciemente vibrata che crea nette zone di luce ed ombra variabili nel tempo, poiché “il gioco della fascinazione del sacro è legato al vedere-non vedere, dove l’apparizione subitanea e improvvisa della bellezza crea nel fedele un’infinita nostalgia che cresce nel tempo, che stimola la ricerca, che invoca un compimento”(R.Tagliaferri).

Gli altri “luoghi” dell’azione liturgica, sono elementi evocati all’interno di uno spazio unitario.

Il largo percorso dall’ingresso all’altare si muove a lato dell’aula verticale e mostra come nella Fronleichnams schwarziana la sua natura di luogo dinamico non stanziale attraverso l’altezza contenuta ed il ritmo cadenzato delle formelle traslucide della Via Crucis direttamente illuminate dal nastro orizzontale della preesistente finestratura.

Il nartece invece leggermente più basso e cubico nelle proporzioni, dimostra la sua natura diversa di luogo di accesso, di soglia, di limite tra il mondo terreno ed il luogo sacro, tra la sofferenza dell’uomo e la grazia trinitaria, e si annuncia invadendo quota parte del corridoio di servizio con un grande portale di ottone che è “l’elemento significativo del Cristo, porta del gregge”(cf.Gv 10,7), secondo il criterio di “non-continuità tra spazio sacro e spazio profano, ma frattura, soglia, confine, per rimarcare l’infinita differenza qualitativa dell’esperienza religiosa”.

L’equilibrio delle masse decentrate della composizione dell’area presbiteriale è garantito dalle simmetrie “ponderali”, rispettivamente dell’altare sulla geometria della cupola, dell’ambone sulla dimensione dell’intera aula e della custodia eucaristica sull’asse del percorso laterale.

Al termine del percorso laterale dell’aula è collocato il santissimo sacramento, in posizione decentrata rispetto all’asse della celebrazione, in un luogo adatto alla “adorazione e alla preghiera soprattutto personale”( PNMR 276 ).

Dietro al presbiterio trova posto la sagrestia separata dall’aula da una grande armadiatura in legno con doppio affaccio che da un lato nasconde il lavabo, i paramenti e le suppellettili funzionali ai celebranti e dall’altro rappresenta il fondale dell’area presbiteriale e contiene la custodia eucaristica con la doppia apertura in ottone e la sede degli stessi celebranti.

  • Località

    Belluno

  • Anno

    2006